La decisione di utilizzare la fotografia con gli anziani è maturata durante il corso di formazione per animatori in case di riposo, realizzato nella città di Ancona dalla Cooperativa LAB nei primi mesi del 2003. L’idea, all’inizio molto vaga, ha preso forma mano a mano che sono venuto a conoscenza di altre esperienze analoghe, realizzate in altri paesi, soprattutto in Inghilterra e in Francia.
Per l’elaborazione del progetto è stato fondamentale il confronto e lo scambio di opinioni con altri fotografi e animatori, con psicologi, psichiatri, assistenti sociali, educatori e di religiosi che si sono interessati alla fotografia come strumento terapeutico e di crescita personale. In particolare sono stati preziose le indicazioni della Professoressa di Psicologia Assunta Lombardi e l'incoraggiamento dell'Arcivescovo di Loreto Monsignor Angelo Comastri.
Dal 2003 al 2005 ho potuto mettere in pratica e sperimentare, valutare, correggere e perfezionare il progetto iniziale attraverso il mio lavoro di animatore in diverse case di riposo della provincia di Ancona. Questo vissuto professionale è stato inserito in una cornice teorica più ampia, grazie ai contributi dei professori e degli allievi del Master in Comunicazione e Linguaggi non Verbali all'Università Ca' Foscari di Venezia che ho avuto il privilegio di frequentare dal 2006 al 2007. Mi sono stati particolarmente utili, per rendermi un professionista più riflessivo, gli insegnamenti della Professoressa Ivana Padoan, del Professore Umberto Galimberti, Paolo Puppa, Lino Vianello, Mario Paolini e Umberto Margiotta, che rimangono per me sempre come punti di riferimento teorico.
Come introdurre il progetto
Ogni casa di riposo ha delle sue peculiarità che vengono osservate e rispettate e che ci indicano la strada migliore per introdurre il progetto all’interno di un intervento più ampio di animazione.
In alcuni casi è stata la musica ad offrire il pretesto per iniziare l’attività di fotografia terapeutica. Dall’ascolto delle “canzoni di una volta” si è passati ai ricordi che quelle canzoni suscitavano. Dai ricordi si è risaliti alle foto dei cantanti di quel periodo. Dalle foto dei cantanti si è poi giunti alle vecchie foto degli ospiti e, infine, alle foto del presente.
In altri casi sono state le foto scattate durante la festa dei compleanni ad offrire il pretesto per chiedere agli ospiti di mostrare le loro vecchie foto e poi di raccontare le loro storie.
Svolgimento del progetto
Qualunque sia la modalità seguita per introdurre il progetto, si possono
individuare quattro fasi per il suo svolgimento.
1ª Fase
Gli ospiti della casa di riposo vengono fotografati in diversi momenti del
quotidiano. Queste foto vengono mostrate agli anziani e servono come pretesto
per far raccontare la loro storia e per stimolarli, con l’aiuto dei familiari,
a cercare le vecchie foto e costruire così il loro “album dei ricordi”. Questa
attività stimola l’approfondimento dei rapporti tra gli anziani e i loro
familiari, tra gli ospiti e gli operatori professionali e i volontari).
Inoltre, l’organizzazione dell’album è un valido strumento di sostegno alle
terapie di orientamento alla realtà, contribuisce a rafforzare il senso di
identità personale e di conseguenza aumenta l’autostima dell’ospite che vede
valorizzata la sua memoria.
Alla fine tutti gli anziani vengono coinvolti, secondo i diversi gradi di
partecipazione che le loro condizioni fisiche e mentali permettono.
Le foto selezionate dagli stessi anziani, sono poi presentate ai ragazzi delle
scuole o delle parrocchie del territorio circostante.
Ad ogni ragazzo viene chiesto di scegliere la foto di un anziano e di
osservarla attentamente. Poi, usando l’immaginazione deve creare la biografia
della persona ritrattata nella foto scelta. In seguito si chiede al ragazzo di
affiancare la sua foto a quella dell’anziano.
Simbolicamente, ragazzo e anziano si avvicinano generando una sintonia
affettiva che permetterà un incontro a livello più profondo tra le due persone.
2ª Fase
Le biografie immaginarie sono discusse con i ragazzi e con gli anziani e servono
come preparazione all’incontro tra loro. In questo momento l’ospite ha
un’ultima occasione per raccontarsi, rispondendo agli stimoli forniti dalla
storia inventata dal ragazzo e fornendo all’animatore, con l’ausilio di
familiari e operatori, gli elementi per scrivere la propria scheda biografica.
In seguito i ragazzi sono invitati a visitare la casa di riposo per conoscere
finalmente di persona i soggetti delle biografie immaginarie, in modo da
poterli confrontare con le loro storie reali.
In questo incontro si pongono le basi per ulteriori visite e futuri scambi
epistolari. Questi scambi intergenerazionali contribuiscono a creare una
sinergia di conoscenze e a prevenire l’isolamento dell’anziano
istituzionalizzato.
3ª Fase
Si organizzano delle mostre presso i Comuni interessati al progetto, in cui
vengono esposte le foto dei ragazzi e degli anziani, le biografie immaginarie,
le riflessioni dei ragazzi sull’incontro e le schede biografiche degli anziani.
L’allestimento della mostra diventa essa stessa un’attività di animazione che
stimola la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti nell’intervento.
Ogni mostra, che può affiancarsi a un seminario sulla Grande Età, offre
l’opportunità di presentare il progetto ad una parte più ampia della comunità,
ma soprattutto crea un’ulteriore occasione di incontro tra i ragazzi, i loro
familiari e amici con gli anziani e i loro parenti, con gli operatori delle
case di riposo, gli insegnanti, gli educatori delle parrocchie e i
rappresentanti di istituzioni pubbliche e private.
4ª Fase
In questa ultima fase del progetto è prevista l’elaborazione di un sito
interattivo e di un blog contenente testi e foto degli anziani e dei ragazzi, per agevolare
la comunicazione tra loro e rendere maggiormente visibile l’esperienza
realizzata.
A questo scopo, viene editato e pubblicato anche un volumetto che raccoglie
foto e biografie, testi di analisi sulle implicazioni terapeutiche,
sociologiche e psicopedagogiche del materiale prodotto durante lo svolgimento
del progetto.
Il volumetto può presentarsi come quaderno operativo per essere utilizzato da
altri ragazzi e allo stesso tempo come guida per animatori e insegnanti che
vogliano inserire questo percorso di educazione alla Grande Età nei loro
interventi animativi e pedagogici.